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Surf

Il surf o surf da onda (in hawaiiano he'e nalu, "scivolare sulle onde") è uno sport acquatico che consiste nel "cavalcare" le onde utilizzando una tavola da surf (o surfboard). La tecnica consiste nel planare lungo la parete dell'onda, restando in piedi sulla tavola. È possibile eseguire una serie di manovre a seconda della velocità e della forma della parete.Le tavole hanno misure che variano non solo in base all'altezza e al peso dell'atleta, ma anche in base allo stile ed alla dimensione dell'onda. Per surfare le onde più grandi si usa una tavola gun, molto lunga e appuntita a prua e anche a poppa, dato che a volte l'onda è talmente alta e ripida, che l'unico contatto che si ha con la parete dell'onda stessa rimane solo la punta posteriore e la monopinna del gun.La maggioranza delle tavole da surf moderne sono realizzate a partire da schiuma speciale di poliuretano resistente ai raggi UV-A (con uno o più listelli longitudinali di legno, o stringers), fibra di vetro (fiberglass) e resina di poliestere. Le più moderne tecnologie consentono la creazione di tavole in resina epossidica. Questo materiale rende le tavole più forti e leggere rispetto a quelle tradizionali in resina poliestere e fibra di vetro (quest'ultima è unicamente una matrice di supporto che viene impregnata di resina).Lo stile di surfing più classico e fluido è detto longboard, che si pratica con tavole molto lunghe e con la prua arrotondata, secondo uno stile che si perde nelle origini stesse di questo sport. È molto diffuso nel mondo e ha delle competizioni dedicate.Il surf è inserito nel programma dei giochi mondiali, manifestazione che racchiude sport non inclusi tra i giochi olimpici. Nella pratica agonistica, come in tutti gli sport, è vietato l'utilizzo di sostanze dopanti.
 
Cenni storici
La prima fonte storica è contenuta nel diario di bordo del capitano James Cook (scopritore delle Hawaii): descrive le imprese dei polinesiani, che a cavallo delle onde a bordo di surf di legno rudimentali venivano descritte come persone che provavano un'immensa gioia nel farsi trasportare dalle onde. Le prime rudimentali tavole erano solitamente costruite legando assieme tre tronchi cavi piegati verso l'alto sulla prua. Bandito nell'epoca delle colonizzazioni dei missionari calvinisti, a causa delle nudità esposte dai polinesiani dell'epoca, il surf venne ripreso con interesse tra la fine dell'800 e gli inizi del '900. Un basilare contributo alla diffusione del surf dalle Hawaii verso il resto del mondo venne dall'hawaiano Duke Kahanamoku il quale, scoperto come potenziale campione di nuoto da un talent-scout, nel corso dei suoi viaggi agonistici portò il surf sulle coste statunitensi ed australiane. La massima diffusione del surf da onda si è avuta negli anni sessanta e settanta, quando le onde venivano surfate su tavole piuttosto grosse (longboard). Una svolta significativa è stata data dall'invenzione dello shortboard (tavoletta), di misura più piccola e con tre pinne (thruster). Dalla metà degli anni ottanta ai giorni attuali la tecnica si è evoluta particolarmente in fatto di velocità e alla ricerca di manovree aeree (aerials). Uno dei personaggi più celebri del surf da onda a livello mondiale è stato Greg Noll, "Da bull", che divenne famoso a cavallo tra gli anni '50 e '60.Il surfista che ha vinto più titoli e competizioni in assoluto è Kelly Slater, che nel 2010 ha firmato per la decima volta la vittoria del campionato mondiale professionisti all'età di 38 anni.
 
Terminologia
• Intubarsi (tube riding)
è una delle manovre più spettacolari e consiste nel surfare un'onda rimanendo coperti dal labbro che l'onda forma nel frangere, per poi uscirne quando questa collassa. La condizione necessaria perché si crei il tubo è che l'onda si chiuda velocemente.
• Spot
si intende il luogo dove è possibile praticare questo sport acquatico. Una delle caratteristiche fondamentali di uno spot è il fondale, primo responsabile della creazione dell'onda. Si distinguono beach break (ossia fondale sabbioso), rocky break o point break (fondale roccioso), reef break (barriera corallina) e infine artificial break, ossia punto di rottura dovuto a barriere costruite artificialmente (si pensi, ad esempio, ad un porto o ad un molo). In genere, sui beach break le onde si formano in maniera meno prevedibile, mentre su tutti gli altri fondali il punto di rottura dell'onda è facilmente individuabile e queste iniziano ad incresparsi tutte allo stesso modo.
• Line up
la zona in cui, in acqua, ci si posiziona per "prendere" l'onda. Essa coincide con il punto in cui un'onda comincia a frangere, rendendo la parete ripida e surfabile.
• Duck dive
letteralmente tradotto con "tuffo dell'anatra" consiste nel passare sotto l'onda usando un movimento simile a quello che fanno le anatre quando nuotano contro corrente; tale manovra è necessaria per raggiungere la line up dalla spiaggia.
• Leash
è il cavo elastico che unisce la poppa della tavola alla caviglia del surfista. Serve ad evitare di perdere la tavola dopo una caduta, mentre l'elasticità del cavo evita pericolosi traumi da strattonamento alla gamba del surfista.
• Waxè la paraffina che viene distribuita sulla tavola per aumentare l'attrito e consentire una maggiore manovrabilità.
• Nose
è la punta della tavola. Il suo profilo ne determina le caratteristiche. Con un nose molto appuntito la tavola avrà una maggiore maneggevolezza a spese della stabilità.
• Tail
è la parte posteriore della tavola. Può essere dotata di una superficie ruvida (in genere di materiale plastico) per aumentare ulteriormente l'attrito dei piedi sulla tavola.
• Take off
letteralmente decollo, è la partenza che si effettua una volta pagaiata l'onda, più quest'ultima è grossa più il take off è ripido.
• Arial
è una difficile manovra che consiste nello sfruttare l'onda come se si trattasse di un trampolino, per compiere un salto.
• Droppare
dall'inglese to drop, si intende il bloccare un surfista che ha già iniziato a prendere l'onda mettendosi davanti a lui o "rubandogli" l'onda, impedendogli di andare avanti.
• Wipe out
il cui significato è "cancellare" "annientare", serve per indicare la caduta da un'onda.
• Swell
è il termine tecnico con cui si indica una mareggiata, cioè un aumento dell'altezza e della frequenza delle onde dovuto, in genere, ad una tempesta più o meno vicina alla terraferma.
 
Abbigliamento
In acque fredde, oltre ad una muta adatta, vengono utilizzati dei calzari. Da notare la forma particolare di questi, assai differente dai tipici calzari utilizzati nelle attività subacquee.L'abbigliamento utilizzato nella pratica del surf varia in base a fattori come temperatura dell'acqua, stagione nella quale si affronta il mare, latitudine alla quale ci si trova e in base al tipo di fondale che caratterizza lo spot. Nelle acque fredde si utilizza una muta, che varia in spessore e in forma a seconda della stagione e dalla temperatura dell'acqua, mentre in acque calde vengono utilizzati dei pantaloncini corti con la gamba che arriva fino al ginocchio, oltre ad una leggera maglia a maniche corte in tessuto sintetico.La muta da surf deve possedere caratteristiche molto diverse rispetto alle mute subacquee tradizionali. Deve avere proprietà fortemente elastiche, in modo da permettere un agile movimento di gambe e braccia, impedire un eccessivo ricambio d'acqua frequente ed avere cuciture resistenti e ben protette, in modo da impedire abrasioni alla pelle dovute al continuo sfregamento durante la nuotata. Le mute possono essere trovate sia con chiusura posteriore che con chiusura anteriore. In particolari condizioni di basse temperature, di solito si utilizza anche una leggera maglia in tessuto sintetico da indossare sotto la muta.I pantaloncini della tenuta estiva sono invece realizzati con un particolare tipo di materiale che non aderisce alla pelle anche quando bagnato. In questo modo si ha il duplice effetto di permettere il movimento libero delle gambe e di proteggere la parte interna del ginocchio, che altrimenti si graffierebbe per il continuo sfregare sulla tavola dovuto alla posizione seduta che si assume quando si attende l'onda. La maglia sintetica, inoltre, impedisce di graffiarsi il petto quando si nuota con il ventre sulla tavola, oltre a costituire un metodo di identificazione per i giudici di un contest, che così riconoscono l'atleta in acqua dal colore della maglia.Altra parte importante dell'abbigliamento sono i calzari, che si utilizzano solo in condizioni particolari, come temperatura dell'acqua molto bassa o fondale ricco di ricci di mare. Anche i calzari da surf sono molto diversi dalla loro controparte utilizzata in ambito subacqueo. Sono leggeri e molto flessibili, con uno strato di gomma sulla suola che permette di far aderire il piede alla tavola, e inoltre hanno un incavo che separa l'alluce dalle altre dita del piede, permettendo una maggiore sensibilità nelle manovre.
 
Tecniche
Esistono principalmente due modi per prendere un'onda con la tavola da surf. Il gesto atletico della partenza si chiama "take off", proprio come la partenza di un aereo.In quello classico, il surfista nuota sdraiato con il ventre sulla tavola, perpendicolare all'onda in direzione della spiaggia; quando la tavola inizia a scivolare autonomamente il surfista si alza in piedi afferrando la tavola con entrambe le mani e tirandosi su con un unico movimento(take off). Nelle onde grandi, specie se ripide, questa fase è molto delicata, in quanto un ritardo nella scelta dei tempi potrebbe causare la caduta dentro il ventre dell'onda. Incidenti di questo tipo possono portare a infortuni anche gravi, soprattutto se lo spot è caratterizzato da bassi fondali corallini e onde che superano i 4 metri di altezza. Per approfondire, vedi la voce Tow-in surfing.Un'altra tecnica per prendere l'onda consiste nel farsi trainare da una moto d'acqua; in questo caso alla tavola vengono fissati due supporti(strap) per mantenere saldi i piedi, e il surfista viene trascinato con una tecnica simile a quella dello sci nautico. Una volta acquisita velocità sufficiente il surfista lascia la presa sulla fune che lo traina e inizia a cavalcare l'onda. Questa tecnica viene utilizzata sulle onde considerate "giganti", e che hanno una densità d'acqua, ma soprattutto una velocità tale da sconsigliare di utilizzare il take off.Esistono però altre tecniche per cavalcare un'onda. Con il windsurf, utilizzando vele leggere e tavole piccole e maneggevoli, si possono cavalcare onde anche molto grandi e in condizioni ventose proibitive.Esistono poi i surfisti che utilizzano il bodyboard, una tavola piccola e tozza, squadrata e con una o due pinne, lunga circa un metro. Per prendere le onde con questa tavola si utilizzano delle piccole pinne di superficie ai piedi per prendere maggiore velocità. Per approfondire, vedi la voce Skimboarding.Con lo skimboard invece si prendono le onde che si infrangono in prossimità della battigia; lo skimboard è una piccola tavola di legno o di materiale simile alle normali tavole da surf, appuntita e piatta, e il surfista la lancia sulla sabbia bagnata scegliendo il tempo prima che arrivi l'onda, dopodiché si lancia a piedi uniti su di essa e spinge verso l'acqua cercando di fluttuare tra le onde e raggiungere così la parete surfabile.Meno usuale è invece il bodysurfing, cioè cavalcare le onde con il solo ausilio del proprio corpo oppure con un paio di pinne di superficie, imitando sostanzialmente i movimenti dei delfini. Per utilizzare questa tecnica bisogna possedere buone doti natatorie, e inoltre è necessario che le onde siano sufficientemente alte e potenti.Infine è recente l'avvento di un nuovo tipo di surfing, che si pratica con onde artificiali. Queste vengono formate sfruttando delle rampe simili a quelle utilizzate nello skateboarding, e sparando acqua verso di esse in modo da formare una corrente fissa che risale le rampe stesse. In questo modo il surfista che si trova sulla tavola bilancia la spinta verso il basso che produce con il suo peso e la spinta verso l'alto provocata dal flusso d'acqua. La costruzione di questi sistemi ha però dei costi molto alti, sebbene sia possibile costruire anche sistemi piccoli con onde poco potenti. Le tavole utilizzate dagli atleti esperti nelle onde artificiali hanno le stesse dimensioni di uno skateboard, e le pinne sono molto piccole, in quanto il livello dell'acqua è molto basso. Le tavole per i principianti sono invece più ampie e stabili, e vengono utilizzate su onde artificiali piccole e deboli. Anche in questo caso le pinne sono molto piccole.
 
Onde giganti
Vengono considerate onde giganti le onde che superano i 20 piedi (6,20 metri). In inglese, il cavalcare onde giganti si chiama "big wave surf".
 
I surfisti
I surfisti possono avere qualsiasi età, in alcune parti del mondo si inizia già da bambini.Un'attenzione particolare merita la categoria dei "surfisti" (surfers) che non è omogenea come dall'esterno si potrebbe immaginare. Va detto che con il termine "surfista" non ci si riferisce necessariamente ad un atleta che pratica il surf a livello agonistico, bensì ad una qualsiasi persona che cavalca le onde anche solo per puro divertimento. Sulle spiagge più affollate del Brasile e della California non è raro vedere bambini e anziani cavalcare le onde. I surfisti dividono in varie categorie in base a età, attitudini, attrezzatura, origini, con gusti e preferenze per l'onda e lo spot differenti. Ad esempio un longboarder prediligerà onde più tonde, meno ripide e non particolarmente veloci, mentre chi surfa con una shortboard cerca onde veloci, pareti quasi verticali e possibilmente un'onda che forma un tube nell'inside (parte vicina a dove l'onda frange). I più giovani alle prime uscite vengono definiti "grommets" (o anche gremlins per la velocità con cui negli ultimi anni si moltiplicano), mentre un surfista che è originario di una certa zona e li normalmente pratica è detto "local".
 
Competizione (Contest)
La preparazione di un contest attraversa tre fasi di chiamata, e viene chiamata waiting period
• Semaforo rosso
viene annunciato un intervallo di tempo durante il quale gli atleti dovranno tenersi pronti per la chiamata. In questo periodo vengono monitorate le previsioni meteo locali, per fare una stima approssimativa di quando potrebbe arrivare la prima mareggiata utile. In questa prima fase è già ammessa la preiscrizione alla gara. Può capitare che durante i 30 giorni non si verifichino le condizioni adatte, e quindi il contest viene rinviato.
• Semaforo giallo
le previsioni meteo-marine annunciano una possibile mareggiata a breve periodo. Viene comunicato agli atleti l’intervallo di 2-3 giorni durante il quale è probabile che si svolgerà il contest. Può anche capitare che la previsione subisca un brusco cambiamento, e che quindi si ritorni alla fase di semaforo rosso.
• Semaforo verde
viene ufficialmente annunciata la data precisa nella quale si svolgerà la competizione e si dà il via ai preparativi. Come per la fase giallo, è possibile che le condizioni meteo possano variare nuovamente, e che quindi si attraversino nuovamente tutte le fasi.La gara è suddivisa in round, dove da due a quattro atleti si sfidano per un tempo che varia dai 15 ai 20 minuti. Per il punteggio vengono considerate le due onde migliori surfate dall'atleta e si stila la classifica per stabilire chi passa il turno o vince la competizione (nel caso si tratti di finale). Per il punteggio vengono considerati diversi fattori, come l'altezza dell'onda, il numero di tricks effettuati nonché la difficoltà e la qualità di esecuzione degli stessi. Una manovra è considerata valida ai fini del punteggio solo se essa è completa e se l'atleta rimane in piedi sulla tavola.
 
ASP World Tour
L'ASP (Association of Surfing Professional) World Tour è il principale campionato mondiale professionistico di surf, ed ogni anno vengono disputati contest in tutto il mondo, al termine dei quali viene premiato come campione del mondo l'atleta che avrà ottenuto il maggior numero di vittorie o i migliori piazzamenti durante le competizioni.
 
Regole
La pratica del surf viene regolamentata in base a comportamenti ben precisi, sia che si tratti di free surfing non agonistico, sia che ci si accinga a disputare una gara. Il mancato rispetto delle regole in una gara porta ad una decurtazione di punti dal computo totale della valutazione, oltre che possibili sanzioni disciplinari che consistono in una squalifica o nel pagamento di una multa, mentre nel free surfing queste mancanze hanno portato in alcuni casi a liti o incidenti anche con infortuni.
 
Precedenza
Si tratta di una regola base. Il surfista che si trova nella posizione più vicina al punto in cui l'onda frange, ha la precedenza su tutti gli altri che si trovano nella direzione in cui si sviluppa l'onda. Ciò significa anche che una volta che l'atleta è in piedi sulla tavola, ha diritto a surfarla per tutta la sua durata senza che gli altri surfers presenti in acqua debbano ostacolarlo. È la regola che viene infranta più spesso, soprattutto da chi muove i primi passi nel surf, in quanto non abituato a guardarsi intorno prima di intraprendere un'onda, ed è anche la più pericolosa, se non rispettata, in quanto c'è pericolo di collisione nel punto in cui il movimento dell'atleta è più rischioso, perché si sta alzando sulla tavola.
 
Risalire la line-up
Gli atleti che risalgono verso la line-up non devono in alcun modo ostacolare i surfisti impegnati in un'onda, è quindi opportuno aggirare il punto in cui l'onda frange per non arrecare pericolo per se stessi e per gli altri. In questo caso è importante fare buon uso della tecnica chiamata duck-dive, in modo da risalire nel punto in cui non c'è più la parete dell'onda utile per surfare.
 
Il surf in Italia
Nonostante il Mediterraneo non offra le stesse condizioni marine degli oceani, dove le onde in qualche caso possono superare i venti metri, anche in Italia si è formato un discreto movimento dedicato a questo sport, e i primi passi di questa diffusione iniziarono a vedersi negli anni ottanta. In seguito alla creazione dell'ASI (associazione surfisti italiani), della FISURF (federazione italiana surfing) e dell' ISA (Italia Surfing Association) , quindi di Surfing Italia vengono svolte gare ufficiali in diverse parti d'Italia, compresi veri e propri campionati, sia nella categoria Longboard che nella categoria Shortboard. Uno dei maggiori esponenti del surf italiano è Nicola Bresciani, che ha vinto diversi campionati italiani di shortboard. Fra le donne l'esponente maggiore è Valentina D'Azzeo che ha vinto 4 campionati, per poi abbandonare le gare nostrane trasferendosi all' estero. Anche Paolo D'Angelo che fu campione italiano per tre volte consecutive fece lo stesso passo, trasferendosi in Australia. Un altro atleta di spicco, non più in attività, è Alessandro Maddaleni, 3 volte campione italiano, sempre della categoria shortboard. Tra le giovani promesse nel surf italiano spicca Angelo Bonomelli. All'estero Federico Pilurzu surfista italiano partecipò al campionato mondiale di surf, con i colori della bandiera costaricana, in quanto l'atleta, sardo di origine, è emigrato in Costa Rica non ancora adolescente. L' atleta più promettente tutto made in Italy è Leonardo Fioravanti, che a soli 12 anni, vanta oltre che il nono posto ai mondiali junior (ISA World Junior Surfing Games), molte foto e recensioni su riviste di surf internazionali.Attualmente il campionato italiano si divide nelle seguenti categorie:
• Shortboard (2 o 3 tappe nei campionati regionali più 3 tappe nazionali)
• Longboard (idem)
• SUP (stand up paddle, tavola dove si sta in piedi, divisa in wave, dove si surfa, a race, dove si gareggia pagaiando)
• Bodyboard
• Skimboard
 
Spot
In Italia, la regione dove è più facile trovare le condizioni meteo adatte per il surf da onda è la Sardegna, che vanta il maggior numero di spot segnalati e una frequenza stimata in oltre 200 giorni all'anno in cui è possibile praticare il surf. La località sicuramente più nota in Italia per la pratica del surf è senza dubbio Capo Mannu situata sul versante occidentale della costa sarda dove spessissimo è possibile surfare onde alte fino a 4-5 metri. Anche regioni costiere come Lazio, Liguria e Toscana vantano un discreto numero di spot adatti. Generalmente i venti che producono onde adatte sono quelli di Scirocco e di Maestrale, ma le condizioni migliori si verificano con la classica onda lunga, che spesso è possibile trovare, soprattutto in inverno, nei giorni che seguono le forti mareggiate prodotte da questi due venti, a causa del moto ondoso residuo prodotto in mare aperto. Le condizioni di vento “attivo” rendono alcuni spot impraticabili a causa della conformazione della costa. In questi casi la scelta del luogo ricade su baie che abbiano barriere naturali che impediscano alle forti correnti di creare un moto ondoso troppo irregolare.
 
Pericoli
Come per tutti gli sport acquatici, i pericoli più comuni derivanti dalla pratica del surf sono l'annegamento, la fauna marina, il mezzo che si utilizza e il tipo di fondale.
 
Annegamento
Generalmente le precauzioni da prendere in mare, a maggior ragione quando agitato, e quindi in condizioni ideali per il surf, sono quelle di non affrontare le onde se si è eccessivamente stanchi e, nel caso il mare sia troppo grosso, di non entrare affatto se non si è sicuri delle proprie capacità. Soprattutto, non andare mai in acqua da soli è un'ottima regola da seguire. Il surf infatti viene praticato anche in inverno, quando le coste non sono invase da turisti, e spesso si opta per la scelta di uno spot isolato dove non ci sia affollamento. Inoltre, è bene controllare l'integrità del leash prima di entrare in acqua, per evitare che questo si spezzi e lasci il surfista in balia delle onde senza il supporto galleggiante della tavola. Altra regola importante, come in tutte le attività legate al mare, è conoscere le correnti del luogo. È prudente osservare come si muove l'acqua e chiedere ai locali quali sono i punti in cui la corrente è più forte.
 
Fauna marina
Negli oceani non sono rari gli attacchi da parte di squali, anche se raramente hanno avuto conseguenze letali, mentre nel Mediterraneo un simile pericolo è quasi impossibile, in quanto la cresta dell'onda non si forma quasi mai in acque profonde. Altri pericoli provengono dalla medusa e dalla razza, oltre a vari tipi di pesci che presentano pungiglioni e che possono inoculare tossine nell'organismo. Sulle coste australiane, inoltre, vive una particolare specie di medusa altamente tossica, la Chironex fleckeri, detta anche vespa di mare, che in qualche caso ha addirittura provocato la morte delle persone che vi sono entrate in contatto. In particolari casi, come la Pororoca del Rio delle amazzoni, bisogna prestare attenzione alla pericolosa fauna fluviale tropicale.
 
La tavola
Anche la tavola può rappresentare un pericolo da tenere sotto controllo, sebbene i nuovi materiali, più leggeri rispetto al legno di balsa che si utilizzava agli albori del surf, e il leash che tiene il surfista ancorato alla tavola, abbiano notevolmente diminuito il rischio. I più comuni incidenti derivano dai colpi di tavola che si possono ricevere quando si cade o ci si scontra con un altro surfista, e che hanno una forza commisurata all'altezza e alla potenza dell'onda. In seguito agli urti sono anche possibili lacerazioni e tagli dovuti al contatto violento con le pinne della tavola. A questo proposito, è bene notare che un leash adatto al tipo di onde e al tipo di tavola che si utilizza, riduce di molto questo fattore di rischio. Inoltre, rispettare le comuni regole di precedenza, garantisce un livello di sicurezza maggiore.
 
Il fondale
Poiché i beach break hanno la particolarità di cambiare spesso il fondale a causa dei movimenti delle dune dovuti alle correnti marine, molti degli spot più famosi hanno un fondale roccioso o corallino, che quindi è immutabile e forma onde più o meno sempre uguali e negli stessi punti. È facile immaginare però quali siano i pericoli. Non sono rari infatti infortuni dovuti all'impatto con rocce affioranti e lacerazioni dovute all'impatto con la barriera corallina. In questi casi è importante informarsi sulla marea e sul tipo di fondale, e soprattutto evitare di surfare in presenza di onde troppo grandi e di fondali troppo bassi se non si è convinti delle proprie capacità atletiche.
 
Localismo
Il localismo in teoria è inteso come protezione e tutela del proprio spot, spiaggia compresa, da vandalismi o comportamenti scorretti e pericolosi, e infrazione delle regole che stanno alla base del rispetto del surf (ovvero, il non droppare, e il non stazionare sempre sul picco per prendere tutte le onde). In realtà molto spesso è diventato un pretesto per non rispettare gli altri, o aggredire, talvolta anche con violenza, chi non fa parte del gruppo di locali. Questo fenomeno ha assunto tra l'altro anche contorni particolarmente violenti negli USA, dove l'affollamento degli spot rende i locali estremamente protettivi. Il localismo è un problema abbastanza grave negli Statesa, tanto da aver richiesto provvedimenti legislativi in materia. In Italia il localismo è un fenomeno poco diffuso, dove solitamente i locali pretendono solo di avere la precedenza sulle onde migliori. Raramente ci sono stati episodi di violenza.
 
Il surf "fluviale"
L'onda surfabile più lunga del mondo non si trova in mare, bensì in un fiume, il Rio delle Amazzoni, e si chiama Pororoca. È un'onda che si forma un paio di volte l'anno, ed è causata dall'attrazione della Luna esercitata sull'Oceano Atlantico, che si riversa letteralmente dentro il fiume. Quest'onda risale la corrente del fiume talvolta anche per cinque giorni di seguito, e la sua altezza e potenza varia in base al fondale del letto del corso d'acqua. I surfisti più abili possono arrivare a cavalcarla per più di mezzora, ed il record assoluto registrato appartiene al brasiliano Picuruta Salazar, che ha cavalcato l'onda per 37 minuti. Per resistere così a lungo, il surfista deve superare alcune fasi critiche del percorso del fiume, nelle quali l'onda diventa così debole e bassa da rendere difficile la continuità e in cui le gambe fanno molta fatica a causa del lungo tempo passato sulla tavola. Sul mare infatti il tempo medio passato su un'onda arriva solo fino a pochi minuti. Ma in alcuni punti l'onda è molto potente, raggiungendo anche i 4 metri di altezza. Surfare nel Rio delle Amazzoni inoltre comporta dei rischi derivanti dalla presenza di detriti trascinati dal fiume come tronchi, macerie e altro, oltre alla fauna fluviale locale particolarmente pericolosa, come la presenza di alligatori. Esiste anche un'altra onda fluviale, meno conosciuta, meno potente e decisamente meno lunga, è quella di Qiantang in China. Un altro fiume in cui si forma un'onda surfabile causata da maree è il Severn nel Regno Unito. Esistono anche altri tipi di onde fluviali, ma a differenza dei mascheretti, che si estendono per svariate miglia per poi diradarsi, queste sono fisse in un punto che precede la rapida. Sono per l'appunto onde statiche. La più conosciuta è in Germania, sul fiume Eisbach, dove si forma quest'onda statica che rende possibile la pratica del surf. In Africa, in una location molto meno conosciuta, il fiume Zambezi, si trova un'onda molto potente, che crea un grosso tubo, il quale ruota su se stesso, e quando il fiume è in piena diventa particolarmente grande. In caso di caduta si viene trascinati per svariati metri sotto la superficie tra mulinelli d'acqua e rocce.
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